|
Indietro
|
STILE JUVENTUS. 56

NON ERAVAMO DEI VISIONARI.
di Mario Sironi, co-autore di
“Juventus, il processo farsa”, Guerini Editore
Quando l'amico Mario Pasta mi propose, nell'estate del
2006, l'idea di scrivere un libro sui fatti del cosiddetto caso Calciopoli,
la mia prima reazione fu: “nessuno crederà alla nostra analisi, temo che il
bombardamento mediatico a cui sono stati sottoposti i tifosi sia a prova di
bomba”. Mi sbagliavo. Il libro fu scritto, pubblicato, venduto e apprezzato.
Ma tutti noi, con le agguerrite associazioni di tifosi e altri colleghi di
penna, per quattro anni ci siamo un po' sentiti come i Carbonari di Mazzini,
paladini di una giustizia mai arrivata e sommersa dall'onda colpevolista.
Aprile 2010: siamo al dunque? Forse. La resa dei conti?
Speriamo.
Ricordiamo bene le nostre pagine di allora che recitavano
l'accorata litania: non ci sono illeciti, le ammonizioni non erano mirate,
i sorteggi non erano truccati, la Juve e i suoi dirigenti non hanno
manipolato nessuna partita, l'organo giudicante non era legittimato, è stata
accertata l'inesistenza della "cupola" o sistema. Dati ricavati, incredibile
a dirsi, dalla sentenza stessa: una sentenza assolutoria di condanna, come
la definimmo, condita con la sorprendente invenzione dell'illecito
strutturato (“è possibile ottenere vantaggi in classifica senza alterare
l'esito delle singole gare”, un'acrobazia giuridica parente stretta della
farsa).In queste ore notiamo con piacere (o forse no) la marcia indietro di
tanti opinionisti, giornalisti, specialisti del settore. E non possiamo fare
a meno di dire: non eravamo dei visionari. La verità era lì, sotto gli occhi
di tutti. Spesso il miglior posto per nasconderla. Riportammo testuali le
parole di Bergamo: “mi chiamavano tutti, a cominciare da Inter, Milan e
Roma. Dove sono finite le altre telefonate?”. Già. Dove erano finite? Eccole
qua, come un gol al novantesimo quando pensi di aver già perso. Di quella
squadra non è rimasto quasi più nulla. Tranne noi tifosi. Ridateci quello
che ci spetta. Stracciate le patenti di onestà che qualche strano ufficio
dell'Etica ha dato a chi non la merita.
E scolpiamo nella nostra mente due numeri: l'uno e il
trentanove. Sono gli articoli del Codice di Giustizia Sportiva da imparare a
memoria: i principi di lealtà, correttezza e probità che qualcuno che si
spacciava per lindo e puro ha infranto e la revisione dei processi alla luce
di nuovi fatti. Come scrissero nella prefazione Piero Ostellino e Christian
Rocca, "la teoria della cospirazione moggiana elaborata nei centri studi del
giornale rosa non ha retto alla prova dei fatti".
Forza Juve, la riva del fiume è piena di gente. Sta per
passare qualcuno…?
|
|