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STILE
JUVENTUS.68
LA STORIA DI UNA LEGGENDA
(Juventus in breve)
La forza di un'idea
Una panchina in Corso Re Umberto, uno dei viali nobili nel centro di
Torino.
Vi si ritrova un gruppo di amici uniti dalla passione per il football,
quel gioco così speciale, da poco “importato” dall’Inghilterra. C’è un’idea
che li stuzzica: fondare una società sportiva che proprio nel football abbia
la sua ragione d’essere. I ragazzi studiano al Liceo Classico Massimo
D’Azeglio, sono istruiti e il più grande tra loro non supera i 17 anni. Per
questo il nome che scelgono, in latino, significa “gioventù”.
Quel nome è Juventus. È il 1 novembre del
1897. Loro ancora non lo sanno, ma hanno dato vita a una
leggenda.
Nasce così, quasi per gioco, la squadra più gloriosa d’Italia. Il
primo presidente della società è Enrico Canfari, il primo
campo è in Piazza d'Armi e la prima maglia è rosa.
Con quella, nel 1900, la Juventus debutta in campionato.
Tre anni dopo arriva il bianconero, importato da Nottingham
e cinque anni più tardi, nel 1905, ecco il primo
titolo italiano, dopo un’avvincente finale a tre con Genoa e
Milanese. Il presidente è lo svizzero Alfredo Dick che
però, dopo qualche screzio nello spogliatoio e alcune contestazioni, lascia
la società, fondando il Torino e portando con sé i migliori stranieri.
Seguono anni non facili per la Juventus che, fino allo scoppio della Grande
Guerra, non può competere con le nuove potenze calcistiche del momento, la
Pro Vercelli e il Casale. Subito dopo il
primo conflitto mondiale però, i bianconeri tornano protagonisti: il
portiere Giacone e i terzini Novo e
Bruna sono i primi giocatori bianconeri a vestire la maglia
della Nazionale. Presidente è il poeta e letterato Corradino
Corradini, che è anche l'autore dell'inno sociale che resiste sino
agli Anni Sessanta. Il 1923 è un anno speciale: in Prima
Squadra debutta Giampiero Combi, uno dei più grandi
portieri di tutti i tempi, e, soprattutto, cambia la guida della società. Il
24 luglio l'assemblea dei soci elegge per acclamazione il nuovo presidente:
il dottor Edoardo Agnelli, figlio del fondatore della FIAT.
La squadra ha ora un campo tutto suo, in Corso Marsiglia.
Le tribune sono in muratura e i tifosi aumentano giorno dopo giorno. Ci sono
insomma tutte le premesse per salire ai vertici assoluti del calcio
italiano: a rafforzare una squadra che già conta su giocatori come Combi,
Rosetta, Munerati, Bigatto e Grabbi, arrivano il primo vero allenatore,
l'ungherese Jeno Karoly, e il primo fuoriclasse straniero,
anch'egli ungherese, la mezz'ala sinistra Hirzer.
Nel 1925/26 la Juventus conquista il secondo
tricolore, dopo un’avvincente finale con il Bologna, superato solo allo
spareggio, e una finalissima con l'Alba Roma. É solo l’inizio: dal
1930 al 1935 la Juve è la padrona assoluta del
campionato e a Torino arrivano cinque scudetti consecutivi. I protagonisti
del “Quinquennio d’oro” sono il tecnico Carlo Carcano e
campioni del calibro di Orsi, Caligaris, Monti, Cesarini, Varglien I e II,
Bertolini, Ferrari e Borel II. La Juve dà anche un apporto determinante alla
Nazionale, che conquista il titolo mondiale
a Roma nel '34. Sempre negli anni Trenta la squadra fa le
prime esperienze di calcio internazionale, partecipando alla Coppa
Europa, antenata illustre della Coppa dei Campioni. I bianconeri
non hanno fortuna, ma in ben quattro occasioni approdano alle semifinali.
La Juventus torna al successo dopo la Seconda Guerra Mondiale. Nel
1947, Giovanni Agnelli, figlio di Edoardo,
tragicamente scomparso nel 1935 in un incidente aereo, diventa presidente
della società, i cui campioni più rappresentativi sono adesso Carlo Parola,
i danesi John Hansen e Praest e, soprattutto, Giampiero Boniperti.
Arrivano, accolti da folle oceaniche di tifosi, gli scudetti del
1950 e del 1952.
Nel 1953 Giovanni Agnelli lascia la presidenza, che
due anni più tardi passerà al fratello Umberto. Un nuovo
ciclo trionfale è alle porte: con l'arrivo di Omar Sivori e
John Charles, la squadra bianconera conquista lo scudetto
nel 1958, fregiandosi, prima società in Italia, della
stella al merito sportivo per avere raggiunto i dieci
titoli nazionali. Negli anni Sessanta arrivano altri tre successi, l’ultimo,
nel ’67, sotto la presidenza di Vittore Catella, ma è con l’inizio del nuovo
decennio che la storia bianconera si fa ancor più gloriosa. Giampiero
Boniperti ha ormai appeso le scarpe al chiodo, ma non smette di guidare la
squadra: prima lo faceva dal campo, nel 1971, il 13 luglio,
inizia a farlo da dietro la scrivania. Boniperti diviene presidente e la
Juve non si ferma più.
La Juventus vince tutto
L’era Boniperti inizia subito con due vittorie in
campionato, nella stagione ‘71-’72 e in quella successiva. È il prologo di
un ciclo trionfale che porta in bianconero nove scudetti,
la prima affermazione europea, con la Coppa Uefa nel
1977, la Coppa delle Coppe nel
1984 e la Coppa dei Campioni.
Il successo nella massima competizione europea, a lungo inseguito,
arriva però nella serata più triste della storia della Juventus: il 29
maggio 1985, a Bruxelles, si consuma la tragedia dell’Heysel.
Prima della partita contro il Liverpool si scatena la follia e 39 vittime
innocenti perdono la vita. Il calcio, da quel momento, non sarà più lo
stesso. La gara si gioca comunque per cercare di riportare l’ordine pubblico
e la Juventus vince la Coppa. È un successo che non dà gioia, ma permette ai
bianconeri di volare a Tokio, in inverno, per giocare la Coppa
Intercontinentale. L’avversario è l’Argentinos Junior, che viene
superato ai rigori. La Juventus è Campione del Mondo.
A guidarla, dalla panchina, c’è Giovanni Trapattoni.
Il tecnico di Cusano Milanino è arrivato in bianconero nel 1976, dopo il
boemo Vycpalek e Carlo Parola e, sotto la presidenza di Boniperti, ha creato
negli anni un’armata invincibile. Prima puntando su giovani italiani
talentuosi, da Zoff a Scirea, da Tardelli a Cabrini, da Causio a Paolo
Rossi, da Gentile a Furino, da Anastasi a Bettega. Poi, dopo la riapertura
delle frontiere nel 1980, potendo contare anche sull’apporto di fuoriclasse
stranieri. Il primo è Liam Brady, centrocampista irlandese di piedi
vellutati e dal cervello fino, che detta i tempi del gioco e segna gol
preziosi. L’ultimo, siglato a Catanzaro, su rigore, consegna alla Juve il
ventesimo scudetto, quello della seconda stella. È il
16 maggio 1982, il popolo bianconero è in trionfo.
Meno di due mesi dopo, l’11 luglio, lo sarà tutta
l’Italia, proprio grazie alla Juventus: a Madrid la Nazionale si
laurea Campione del Mondo per la terza volta nella
storia e, a rileggerla, quella formazione ricorda tanto quella di
Trapattoni. Zoff, Gentile, Cabrini, Scirea, Tardelli, Rossi: sono loro i
pilastri dell’Italia che alza la coppa di fronte al Presidente della
Repubblica Sandro Pertini. Rossi è anche capocannoniere del
torneo, con sei gol realizzati in sette partite, e si merita così il
Pallone d’Oro, secondo italiano della storia dopo Rivera. In quegli
anni, il trofeo di France Football è di casa a Torino.
Nella stagione post mondiale, infatti, il numero degli stranieri
arruolabili dalle squadre italiane sale a due e alla Juventus arrivano il
polacco Zibì Boniek e, soprattutto, Michel Platini.
Il francese è un fuoriclasse assoluto. Elegante nei movimenti, gioca a testa
alta, sforna lanci di cinquanta metri, telecomandati sui piedi dei compagni,
e segna. Tanto. Le Roi vince per tre anni consecutivi sia
la classifica dei cannonieri che il Pallone d’Oro e incanta le platee di
tutto il mondo. Nel trionfo di Tokio è lui a siglare l’ultimo rigore, quello
decisivo, dopo essersi visto annullare ingiustamente, nei tempi
regolamentari, uno dei gol più belli della storia del calcio. In quella
stagione la Juventus conquista l’ultimo scudetto dell’era Boniperti. Platini
giocherà ancora un anno, poi, nel 1987 si ritirerà dai campi per
intraprendere la carriera di allenatore prima e di dirigente poi,
diventando, nel 2007, presidente dell’Uefa.
Con l’addio al calcio di Michel e il doveroso rinnovamento della rosa,
la Juve vive un periodo meno entusiasmante, che tuttavia riserva altre
vittorie: nel 1990 i bianconeri centrano l'accoppiata Coppa UEFA - Coppa
Italia. L’allenatore è Dino Zoff, che nel primo periodo si
avvale della preziosa collaborazione di un suo grande compagno e amico,
Gaetano Scirea. Il destino però spezza quel solido legame:
durante un viaggio in Polonia per osservare i futuri avversari della
Juventus in Coppa Uefa, Gaetano perde la vita in un tragico incidente
d’auto. È il 3 settembre 1989, una data che nessun tifoso bianconero potrà
mai dimenticare.
La squadra più forte del mondo
Nel 1990 Giampiero Boniperti lascia la presidenza
all’avvocato Vittorio Caissotti di Chiusano. Tre anni più
tardi la Juventus vince la sua terza Coppa Uefa, ma il successo in
campionato manca da troppo tempo. Nel 1994 si apre così una nuova fase a
livello societario: il presidente rimane Chiusano, ma i ruoli operativi
vengono affidati a Roberto Bettega, Antonio Giraudo
e Luciano Moggi.
L’allenatore è Marcello Lippi e in squadra ci sono
molte novità: Ferrara in difesa, Paulo Sousa
e Deschamps a metà campo, e in avanti, al fianco di leader
conclamati come Gianluca Vialli e Roberto Baggio,
si mette in luce un giovane interessante. È arrivato l’anno prima dal
Padova, ha una tecnica notevole e mostra subito una spiccata personalità. Il
suo nome è Alessandro Del Piero. Riscriverà ogni record
della storia bianconera. Lo scudetto arriva al primo colpo, così come la
Coppa Italia. È una sfida infinita con il Parma, cui la Juve concede solo la
Coppa Uefa. L’annata è trionfale, ma è segnata dalla tragedia di
Andrea Fortunato, scomparso per un male incurabile il 25 aprile
1995.Con la vittoria dello scudetto, la Juve, l’anno successivo, torna
finalmente a respirare aria di Coppa dei Campioni. Nei quarti elimina il
Real Madrid, poi, in semifinale, tocca ai francesi del Nantes farsi da
parte. La finale si gioca a Roma, contro l’Ajax campione in carica. È il
22 maggio 1996, finisce 1-1. Poi i rigori: i bianconeri non
ne sbagliano neanche uno, mentre Peruzzi ne para due. Jugovic va dal
dischetto per l’ultimo tiro con il sorriso sulle labbra. Quel sorriso, dopo
pochi secondi, si trasforma in un urlo di gioia. La Juve è Campione
d’Europa.
L’anno successivo il rinnovamento è profondo: in attacco, partiti
Vialli e Ravanelli, arrivano Boksic, Vieri
e Amoruso. In difesa e a centrocampo le due novità sono
Montero e Zidane. I bianconeri tornano sul
tetto del mondo, con il successo sul River Plate firmato da Del Piero, nella
Coppa Intercontinentale a Tokio. In quella stagione arrivano anche lo
scudetto e la Supercoppa, a spese del Paris St.Germain. Purtroppo, a Monaco
di Baviera, sfugge la conferma europea: vince il Borussia Dortmund degli ex
juventini Moeller e Paulo Sousa. La delusione in Champions League si ripete
l’anno successivo, quando, ad Amsterdam, i bianconeri vengono superati in
finale dal Real Madrid. Il campionato però dice ancora Juve, trascinata
dalle prodezze di Inzaghi e Del Piero. Proprio Del Piero, nella stagione
successiva subisce un gravissimo infortunio a Udine, l’8 novembre 1998. La
Juventus, priva del suo faro, rallenta la marcia e in panchina si assiste
all’avvicendamento tra Lippi e Ancelotti.
Dopo due stagioni senza successi però, Lippi torna a casa:
è il 2001, il tecnico viareggino riprende in mano le redini
di una squadra che, partiti Inzaghi e Zidane, può contare sugli innesti
preziosi di Buffon, Thuram e
Nedved. Il campionato vive un finale da brividi: all’ultima
giornata l’Inter è in testa e gioca a Roma contro la Lazio. La Juve, a
Udine, parte fortissimo e risolve tutto in un quarto d’ora. L’Inter invece
annaspa, si riprende, torna sotto, affonda.
La gioia immensa di Del Piero e Trezeguet, le lacrime di Ronaldo: sono
le immagini che consegnano alla storia lo scudetto numero 26.
Il tricolore rimane sulla casacca bianconera anche la stagione successiva,
ma è l’unica gioia di un anno altrimenti triste: il 24 gennaio 2003
muore l’avvocato Giovanni Agnelli e tutto il popolo bianconero è
segnato da un lutto profondo. A maggio arriva poi la sconfitta ai rigori
nella finale di Champions League, giocata a Manchester contro il Milan.
Una tappa storica per la società è il 15 luglio dello
stesso anno: la Juventus sigla l’accordo con il Comune di Torino per
l’acquisizione del diritto di superficie per 99 anni dello Stadio delle
Alpi, dove sorgerà il nuovo stadio. Intanto la squadra, nel mese di agosto,
gioca negli Stati Uniti la Supercoppa italiana e si prende la rivincita
contro il Milan. La festa, però, è di breve durata, perché in quei giorni
scompare il presidente Vittorio Caissotti di Chiusano. Al
suo posto viene nominato Franzo Grande Stevens,
vicepresidente FIAT. Dopo la vittoria nella Supercoppa, la stagione si
rivela avara di soddisfazioni per la Juve e in primavera, la società è
colpita da un altro lutto: il 27 maggio 2004 muore Umberto Agnelli.
La rinascita
Per la stagione successiva la squadra è affidata a Fabio
Capello. Arrivano tra gli altri il brasiliano Emerson,
Fabio Cannavaro e una nuova punta, lo svedese
Zlatan Ibrahimovic. In Europa mancano le soddisfazioni, ma in
Italia la Juve è inarrestabile e conquista due scudetti consecutivi,
polverizzando record e annichilendo gli avversari.
Durante le fasi finali della stagione 2005/06 però,
la società viene coinvolta in un'inchiesta nata da alcune intercettazioni
telefoniche. La vicenda, nota con il nome di “Calciopoli”,
porta profondi mutamenti all’interno del club, ai cui vertici vengono
nominati presidente Giovanni Cobolli Gigli e amministratore delegato
Jean-Claude Blanc. La Juventus è condannata dalla giustizia sportiva a
disputare il campionato di serie B con nove punti di
penalizzazione e si vede revocati gli scudetti vinti sul campo negli ultimi
due anni. Didier Deschamps è il nuovo allenatore che riparte dallo zoccolo
duro dei suoi campioni più rappresentativi: Del Piero, Buffon, e Camoranesi,
freschi di titolo mondiale conquistato a Berlino, oltre a Trezeguet e
Nedved.
Il 15 dicembre 2006 è una triste data nella storia
bianconera: due ragazzi della formazione Beretti, Alessio Ferramosca
e Riccardo Neri, perdono la vita in un tragico incidente
avvenuto allo Juventus Center di Vinovo. Con una profonda tristezza nel
cuore, i campioni bianconeri tornano in campo la settimana successiva e
conquistano a Bologna una vittoria decisiva per il ritorno in A,
che viene dedicata alla memoria dei due ragazzi scomparsi. A fine campionato
Alex Del Piero sarà il capocannoniere della serie B, dopo essere diventato
il primatista assoluto in fatto di gol segnati con la Juve.
La stagione successiva, sotto la guida di Claudio Ranieri,
vede i bianconeri piazzarsi al terzo posto, e qualificati ai preliminari di
Champions League. Capitan Del Piero, protagonista di una stagione
eccezionale, vince la classifica dei cannonieri con 21 reti, una in più del
compagno Trezeguet. Nel campionato 2008/09 la Juve stenta nella seconda
parte di stagione e alcuni risultati negativi che potrebbero mettere a
rischio la qualificazione in Champions suggeriscono l’avvicendamento in
panchina: Ciro Ferrara sostituisce Ranieri nelle ultime due
giornate di un campionato che i bianconeri terminano al secondo posto.
Ferrara viene così confermato per la stagione successiva, che vede il
ritorno di Fabio Cannavaro e l’arrivo di Fabio
Grosso, Felipe Melo e Diego. A
ottobre lascia la presidenza Giovanni Cobolli Gigli: i pieni poteri vanno a
Jean-Claude Blanc. La squadra, partita molto bene, incappa però in una serie
di infortuni che ne compromettono il rendimento globale. A fine gennaio
arriva il cambio di allenatore, con Zaccheroni che subentra
a Ferrara. La stagione si chiude con un settimo posto, che significa
preliminari di Europa League. La svolta societaria, con la nomina di
Andrea Agnelli alla presidenza, il 19 maggio 2010,
apre un nuovo capitolo della storia.
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