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STILE JUVENTUS.62

Agnelli,
Marotta e Del Neri: ecco la Juve del futuro
Raramente nel calcio si è voltato pagina così radicalmente come è avvenuto
alla Juventus, reduce da una stagione deludente, frutto di una gestione
ondivaga e in ultima analisi, fallimentare. I numeri che riassumono il
campionato juventino 2009/2010 ne sono lo specchio: 16 vittorie, 7 pareggi e
15 sconfitte, cui si aggiungono 56 gol subiti, un numero addirittura
superiore a quelli realizzati, 55. Con un settimo posto finale - a meno 27
punti dall'Inter vincitrice dello scudetto - i preliminari di Europa League
da affrontare, in casa Juve parte un processo di rifondazione di grande
spessore, che punterà a portare la Vecchia Signora a centrare subito il
riscatto dalla sua stagione peggiore e a ritornare competitiva su tutti i
fronti.
Mai era avvenuta una rivoluzione così profonda nella società bianconera,
nota per la prudenza e l'attenta valutazione delle scelte da compiere,
effettuate senza fretta, senza alterare e turbare l'ambiente del club. Per
andare ad una situazione simile a quella attuale, bisogna tornare alle
stagioni 70/71 e 90/91, ma anche in quelle occasioni il riassetto non fu
così radicale, perché ora sono stati cambiati praticamente tutti i ruoli
nell'organigramma societario.
La Juventus 2010/2011 ha un nuovo presidente, nella persona di Andrea
Agnelli, con funzioni operative; un nuovo direttore generale, Beppe Marotta,
come responsabile unico dell'area tecnica, che viene così tolta a Jean
Claude Blanc, nonostante il francese rimanga amministratore delegato ; un
nuovo allenatore, Gigi Del Neri, con relativo nuovo preparatore atletico,
Roberto De Bellis; un nuovo capo degli osservatori, Fabio Paratici, che
prende il posto di Renzo Castagnini, mentre il ruolo di direttore sportivo,
ricoperto fino a ieri da Alessio Secco, sparisce. Un nuovo medico sociale,
con il ritorno di Fabrizio Tencone al posto di Bartolomeo Goitre, mentre
parte anche il responsabile commerciale Marco Fassone. Anche il
vice-direttore generale, Roberto Bettega, tornato a fine dicembre per
cercare di invertire la rotta,non rientra più nel nuovo assetto societario.
Niente a
che vedere, insomma, con la stagione d'esordio nella veste di dirigente di
Giampiero Boniperti, che assunse la carica di presidente e amministratore
delegato chiamando Armando Picchi per ripartire dai giovani e lasciando
partire molti campioni non per demerito, ma per un fatto anagrafico; oppure
con la stagione dell'arrivo di Luca Montezemolo, che portò in panchina Gigi
Maifredi, ma in un contesto diverso, perchè il club era saldamente in mano
all'avvocato Agnelli (presidente era Vittorio Chiusano) e nessuna decisione
veniva presa senza il suo assenso.
La rivoluzione, questa volta per precise ragioni di fallimento sportivo, si
è estesa anche al campo: sono stati tanti gli arrivi, pur nell'ambito di un
modello che da molto tempo persegue le logiche del fair play finanziario e
sono state tante anche le partenze.
L'insediamento del nuovo staff è avvenuto in tempo record, perchè il nuovo
progetto doveva partire da subito . Andrea Agnelli ha piazzato colpi
importanti sul mercato perché la Juve grigia del campionato scorso non solo
non ha fatto sognare i tifosi, depressi e incattiviti, ma si è anche
dimostrata perdente. In ogni caso, questo è certo, sarà completamente
diversa da quella attuale.
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